Posture sbagliate

Posture sbagliate

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Molti disturbi muscoloscheletrici sono legati a movimenti, gesti e posizioni scorrette che si assumono quando si è davanti al pc, seduti o quando si cammina. Dolori alla schiena, collo, ginocchio, mani e braccia possono accrescere problemi di tendini, legamenti e nervi aumentando il rischio di lesioni.

È necessario adottare alcune precauzioni che aiutino a correggere le abitudini sbagliate.
Chi sta molto tempo seduto dovrebbe alzarsi ogni tanto per sgranchire gambe e schiena; usare una sedia con sedile e schienale regolabile in modo che la schiena sia ben appoggiata allo schienale, le ginocchia vanno tenute ad angolo retto e i piedi possibilmente su un poggiapiedi. Il collo va tenuto in posizione verticale e rilassato, la testa è diritta e i gomiti vanno tenuti al di sotto del livello del petto.
Chi svolge un lavoro in piedi è importante non curvare la schiena troppo in avanti o indietro, soprattutto se si deve spostare un oggetto pesante flettere anche le gambe. È consigliabile usare una scaletta o uno sgabello per porre un oggetto in alto

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Se si fa un lavoro in cui bisogna stare piegati a terra bisogna alzarsi ogni tanto e cambiare posizione, e durante il lavoro la posizione più corretta prevede corpo piegato con una o entrambe le ginocchia appoggiate al pavimento.
Inoltre è importante fare esercizi di ginnastica posturale per rinforzare i muscoli della schiena e del collo ed esercizi di allungamento e stiramento durante la pausa di lavoro.
Fuori dal lavoro invece ricordiamo che :
In auto la schiena deve essere appoggiata interamente allo schienale e la testa sul poggiatesta, preferendo un sedile rigido.
Quando si fa la spesa i sacchetti vanno bilanciati tenendoli in entrambi le mani.
A letto è meglio dormire in posizione supina usando un cuscino di spessore medio. Magari a fine giornata mettersi supini rialzando le gambe per aiutare a scaricare la tensione.

bere acqua aiuta la mente

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Bere acqua aiuta la mente

L’acqua costituisce circa il 55-60 % del nostro corpo e addirittura il 75% del nostro cervello. Essa è indispensabile per l’idratazione del nostro organismo ma lo è altrettanto per la nostra mente.
Alcuni studi hanno dimostrato infatti, come bere tanta acqua abbia degli effetti benefici oltre che sul corpo, anche sulla condizione psicologica : bere acqua aiuta il buon umore, le capacità cognitive, combatte la stanchezza e il nervosismo.

Alcuni ricercatori dell’Università della California hanno analizzato un numero persone normalmente ben idratate e altre poco idratate, chiedendo ai primi di ridurre l’assunzione di acqua, mentre ai secondi di aumentarla. Durante la giornata i due gruppi sono stati sottoposti a dei test da compilare. I risultati hanno evidenziato come il gruppo che ha aumentato l’apporto giornaliero di acqua ha riscontrato un miglioramento nello stato psicofisico, soprattutto miglioramento dell’umore; il gruppo invece che ha ridotto l’assunzione di acqua ha riscontrato un netto peggioramento dello stato d’animo, con più senso di fatica, irrequietezza e sonnolenza.

Si raccomanda di bere circa due litri d’acqua al giorno per il nostro benessere, non solo quindi quando si fa sport o nella stagione estiva. Se l’organismo non riceve il giusto apporto idrico, infatti, è penalizzato anche nel normale svolgimento delle attività quotidiane.
È fondamentale garantire attraverso il fabbisogno minimo, l’equilibrio con la perdita di acqua che avviene attraverso sudore e urine, e l’eliminazione del carico renale.

Un errore comune è quello di bere una grossa quantità d’acqua tutta insieme con la conseguenza che l’acqua non ha alcun effetto positivo sul corpo, ma arriva immediatamente alla vescica e si deve subito correre in bagno per eliminarla.
Il beneficio si ha invece bevendo a piccoli sorsi: l’organismo viene aiutato a depurarsi, l’acqua entra lentamente nelle cellule, depura dalle tossine e fa sgonfiare.

Ricordiamo inoltre, che una dieta ricca di frutta e verdure fresche aiuta a fornire un maggior apporto quotidiano di acqua. Ma anche altri elementi quali carne, pesce, uova, pasta e riso contengono in varie quantità una percentuale di acqua.

Apnea Notturna

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Sta crescendo il numero di persone che soffre di SINDROME DI APNEA NOTTURNA.

Si tratta di una patologia che consiste in continui arresti della respirazione durante il sonno. Al contrario di come si tende a pensare, rappresenta un rischio molto elevato per la salute del paziente.

Esistono due tipi di apnee notturne:

 

APNEE NOTTURNE CENTRALI

I centri nervosi che controllano il respiro si bloccano arrestando i muscoli respiratori.

 

APNEE NOTTURNE OSTRUTTIVE

Sono dovute a un improvviso blocco meccanico delle vie respiratorie durante la fase del sonno causando delle vere e proprie crisi di soffocamento. Sono la forma più comune e a soffrirne sono più gli uomini delle donne, quasi sempre russatori.

 

Quando sopraggiunge una crisi il paziente non respira più, e dopo alcuni secondi di silenzio compie degli sforzi enormi per sbloccare il respiro.

In quei momenti si verifica una contrazione ed espansione del torace, un aumento della pressione arteriosa, un aumento della frequenza cardiaca, una sudorazione.

Tutto questo succede nella fase più profonda del sonno, quando si passa alla fase REM.

Fortunatamente, la mancanza di ossigeno nel sangue per via del blocco respiratorio attiva nel cervello un meccanismo di protezione che induce un risveglio immediato salvando il paziente dal pericolo di morte. Queste crisi però si ripetono nel momento in cui il paziente si riaddormenta senza ricordare l’episodio. Per tale motivo il problema viene sottovalutato e si è restii ad andare dal medico per un controllo.

Le conseguenze cliniche dell’apnea notturna però vanno conosciute e prese seriamente in considerazione:

Ad essere più compromesso durante una crisi apnoica è il sistema cardio-vascolare, per questo motivo i soggetti cardiopatici dovrebbero intervenire in tempi brevi per risolvere il problema.

 

Altre conseguenze sono:

-ipertensione arteriosa

-sonnolenza durante il giorno, per i continui risvegli durante la fase di più profondo riposo.

-nervosismo e difficoltà di concentrazione

– peggioramento del danno visivo causato dal glaucoma

 

Caffeina e artimia

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Per molti anni la caffeina è stata oggetto di ricerche per malattie cardiovascolari:
Recentemente alcuni ricercatori hanno effettuato uno studio su alcuni pazienti dall’età media di 61 anni che hanno sofferto di insufficienza cardiaca per dimostrare che le bevande ricche di caffeina non implicano l’aumento del rischio di aritmie.
Ai partecipanti di questa iniziativa è stato dato del caffè decaffeinato al quale è stato aggiunto o caffeina o placebo, e durante l’assunzione effettuata ad intervalli di tempo di un’ora, i soggetti volontari sono stati controllati con monitoraggio elettrocardiografico continuo .
Pare infatti che, sintomi come palpitazioni, tachicardia, battito irregolare o altri danni della funzionalità cardiaca, non siano accellerati o provocati da un consumo moderato di bevande a base di caffeina. Di solito, se si ha uno stile sano di vita, assumere 300 gr di caffeina al giorno (l’equivalente di tre tazze di caffè) non rappresenta un problema per la salute. Anzi è stato rilevato che, per i bevitori abituali di caffè, c’è una piccola riduzione del rischio di aritmia.
Quindi i risultati di questi studi hanno fornito dati rassicuranti arrivando ad affermare che una assunzione regolare di caffè, così come non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari in soggetti sani, non aumenta nemmeno il rischio di nuovi episodi cardiovascolari in pazienti già portatori di cardiopatie, diabete o ipertensione, e potrebbe anzi addirittura avere un effetto benefico e ridurne i rischi.
In conclusione non andrebbe del tutto vietata l’assunzione di caffeina in pazienti con malattie cardiache.

Tuttavia, risulta difficile escludere completamente questa relazione in caso di un consumo elevato. Un eccessivo consumo di caffeina, se associato ad altri fattori che influiscono sulla possibilità di sviluppare questo tipo di malattie (come, per esempio, il fumo, l’inattività fisica, il consumo di grassi saturi o l’abuso di alcool¬) può predisporre a dei problemi di salute in soggetti particolarmente sensibili.

Degenerazione maculare senile

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DMLE LA DEGENERAZIONE MACULARE senile

COS’E’?
La degenerazione maculare senile (DMLE) è per lo più dovuta al processo di invecchiamento dell’occhio che interessa la macula, la parte centrale della retina che si occupa di distinguere i dettagli nelle immagini e di riconoscere i colori. Con l’invecchiamento i tessuti della retina si deteriorano e si assottigliano in quanto si riduce l’apporto di sangue: le cellule legate alla visione centrale, scarsamente nutrite dai capillari della retina centrale, si atrofizzano. Molti pazienti presentano una predisposizione ereditaria ma in alcuni casi la degenerazione maculare si sviluppa in seguito a traumi oculari, infezioni, infiammazioni o miopia.

COME SI MANIFESTA?
La patologia si avverte nella fase iniziale con la percezione alterata e distorta delle immagini e delle linee dritte e da una riduzione graduale della visione centrale. Può succedere che vengano percepite delle macchie grigie nel campo visivo e anche i colori possono sembrare più sbiaditi.
si presenta sotto due forme:
la FORMA SECCA ha un’evoluzione lenta ,è la forma più comune ed è caratterizzata da un assottigliamento progressivo della retina centrale. Essa è presente nel 90% dei casi

la FORMA UMIDA è più rara ma più grave e porta nella maggior parte dei casi a un rapido e aggressivo calo del campo visivo. La troviamo nel 10% dei casi
Se non si ricorre in breve tempo ad una terapia, parte delle cellule nervose della macula viene gravemente danneggiata e le cellule nervose , una volta distrutte, non si ricostituiscono più.

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?
La degenerazione della macula è legata principalmente all’età , si manifesta dopo i 55 anni e si presenta maggiormente nei pazienti di sesso maschile. Vita sedentaria, fumo e alcol possono contribuire all’insorgere della DMLE come pure una esposizione prolungata a sorgenti di luce molto intensa.
Altri fattori di rischio sono alcune patologie come l’ipertensione e il diabete mellito. Infine non bisogna sottovalutare la predisposizione genetica .

COME VIENE DIAGNOSTICATA?
Attraverso l’esame del fondo dell’occhio. L’oculista esamina la parte centrale della retina attraverso uno strumento che, grazie ad un sistema di lenti, rende possibile l’osservazione diretta della retina e lo stato di salute della macula.

COME SI CURA?
La degenerazione maculare è una malattia della retina non curabile.
Nel caso della degenerazione maculare secca è possibile aiutare a mantenere la capacità visiva residua attraverso delle terapie nutrizionali e altri ausili ottici.
La degenerazione maculare umida può compromettere seriamente la capacità visiva: se diagnosticata in tempo il trattamento laser può rallentare il decorso della malattia

Anoressia

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L’anoressia è una patologia in costante crescita e colpisce sempre più la fascia pre-adolescenziale.

Cause

Spesso inizia con una dieta o comunque con un tentativo volontario di perdita di peso finalizzato a raggiungere quell’ideale di bellezza femminile proposto dalla pubblicità e dal mondo della moda. Alla base vi sono disagi psicologici (disistima, perfezionismo) o difficoltà di comunicare, nella maggior parte dei casi legati all’ambiente familiare. Sulla base di questi disturbi il passo per lo sviluppo della patologia può essere breve.

I genitori spesso negano o non si accorgono dell’insorgere della malattia del proprio figlio per disattenzione o mancata conoscenza.

Purtroppo non è sempre facile diagnosticare questa patologia soprattutto nei soggetti più giovani in cui i cambiamenti fisici, legati all’adolescenza, possono camuffarne le prime fasi.

Sintomi

I sintomi che il familiare o amico dovrebbe avvertire osservando il proprio figlio o amico sono:

– rifiuto sempre più frequente del cibo

– paura nei confronti del cibo, soprattutto dei carboidrati come pasta e pane

– modo molto lento di mangiare e riduzione delle porzioni di cibo che si ingeriscono

– controllo ossessivo del proprio peso corporeo

– eccessivo esercizio fisico nel tentativo di bruciare tante calorie

– assenza di mestruazioni (amenorrea) nelle ragazze. In questo caso l’anoressia è già ad uno stadio avanzato

Quando si notano questi sintomi bisognerebbe intervenire tempestivamente rivolgendosi a un centro specializzato e creare una collaborazione tra genitori e terapeuti senza sottovalutare il problema. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati i disordini alimentari possono, nei casi gravi, portare alla morte.

Internet e memoria

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Meno concentrazione e creatività con internet

Le nuove tecnologie digitali trasformano il nostro modo di analizzare le cose e i meccanismi dell’apprendimento. L’uso eccessivo e spropositato di internet può portare all’indebolimento delle qualità intellettive: attenzione, memorizzazione e capacità di approfondimento.

Senza poterne più farne a meno, pc, cellulari e tablet sono diventati come un “hard disk” esterno in cui depositare ogni informazione. Con l’avvento delle memorie esterne, infatti, sta mutando il modo di ricordare. Alcuni dati sono stati messi fuori dalla memoria per esempio indirizzi, informazioni, numeri di telefono o anche date storiche sono disponibili in ogni momento, quindi è inutile memorizzarli. Questo cambia e permette di riorganizzare il modo di pensare. Grazie, poi, alla disponibilità di internet sugli smartphone il meccanismo si è allargato ad ogni forma di sapere.

Dubbi e problemi sono affidati istantaneamente al web e, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Memory, questo ci porta ad abbandonare il pensiero riflessivo per un processo cognitivo più rapido ma fatto di apprendimento più superficiale con sempre meno senso critico e in cui spesso si dimenticano quasi subito le nozioni apprese.  Si è spinti a cercare su Internet le nozioni apprese e archiviate nella memoria profonda e il rischio è la perdita della memoria a lungo termine. Inoltre, secondo questa ricerca, passando dalla carta allo schermo si perde la capacità di concentrazione, diminuisce la creatività perché aumentano i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e aumenta di 2,5 volte la possibilità di depressione.

Tutto questo non vuol dire che l’uso di internet sia un male per il cervello. È importante un uso intelligente cercando di capire fin dove siamo noi a organizzare e valutare le informazioni e non qualcun altro di esterno.

 

Cerume nelle orecchie

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L’orecchio ha un proprio sistema interno che gli permette di autopulirsi: l’invasione di virus e batteri è impedita dalla presenza di una peluria nella parte iniziale del condotto uditivo e in quella più in profondità vi è una piccola quantità di cerume che proteggere la membrana del timpano. Bisogna evitare un maggior accumulo di cerume, che forma il cosiddetto tappo e situazioni che possono far insorgere delle infezioni e provocare dolore. È il blocco di questo sistema di auto-pulizia che porta alla formazione del tappo.

Il tappo di cerume se non è estratto subito non permette di sentire bene e può causare dolori anche forti all’orecchio. Si forma in un lungo lasso di tempo, di solito dopo molti mesi, ma ci si rende conto del problema solo quando il tappo blocca il condotto uditivo e in alcuni casi provoca un senso di giramento di testa, mancanza di equilibrio o comparsa di acufeni ( rumori fastidiosi).

Spesso si tende a pulire l’orecchio con vari metodi “fai-da-te” usando detergenti aggressivi, fazzoletti e inserendo corpi estranei come i cotton fioc, che creano delle microabrasioni e possono provocare danni alla membrana timpanica. In queste circostanze è facile contrarre un’infezione micotica o batterica.

In realtà, è sufficiente lavare le orecchie con acqua tiepida.

In caso di formazione del tappo di cerume è meglio evitare qualsiasi metodo casalingo, soprattutto per quanto riguarda i bambini, e recarsi da uno specialista che provvederà ad asportarlo con un lavaggio eseguito con gli appositi strumenti.

Per i pazienti che soffrono di tappi ricorrenti è importante il controllo periodico.

l’importanza dei vaccini

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I vaccini sono l’unico mezzo in grado di prevenire malattie infettive. Attivano il sistema immunitario in difesa degli agenti patogeni, quali batteri e virus, e ciò permette di non acquisire la malattia con tutti i rischi che comporta nell’individuo. Oltre alle vaccinazioni obbligatorie vi sono quelle consigliate dagli operatori sanitari volte a scuotere la persona all’importanza di ridurre i rischi di malattie gravi e conoscere i benefici di questa prevenzione.

Grazie al progresso tecnologico, i vaccini sono stati migliorati nella loro efficacia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che più di otto milioni di vite sono salvate ogni anno dai vaccini. Secondo i dati dell’OMS i decessi per malattie infettive si sono ridotte fino a 2-3 milioni di casi grazie alle vaccinazioni, comprese malattie come rosolia, pertosse, poliomielite, tetano, difterite, meningite.

I vaccini sono fondamentali soprattutto per i bambini, essendo una categoria di soggetti più fragili e vulnerabili. Importante è la responsabilità del genitore nei confronti del diritto del bambino ad essere vaccinato, che equivale al diritto ad essere protetto da ogni rischio e contagio di malattie.

Altra categoria a rischio sono gli anziani e coloro che a causa di malattie gravi non possono contrarre l’influenza. Anche a loro come per i bambini si richiede di fare ogni anno il vaccino anti-influenzale. Per gli anziani infatti e per quanti sono affetti da patologie croniche, il contagio influenzale rappresenta una delle cause principali di ospedalizzazione e di morte.

Anche alle donne in gravidanza, durante il secondo o terzo trimestre, è consigliato il vaccino contro l’influenza per evitare serie complicanze sia per la madre e sia per il nascituro.

occhio e diabete

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La Società italiana di diabetologia (Sid) lo ricorda: il diabete è la prima causa di cecità prevedibile nei paesi industrializzati e lo sarà anche in quelli in via di sviluppo. In Italia il 5% della popolazione è affetto da diabete, oltre ad un 2-3% a cui la malattia non è ancora stata diagnosticata

La prevenzione fatta periodicamente è più che fondamentale perché la retinopatia diabetica, che porta alla cecità, non da alcun segno anche quando sta avanzando aggravandosi, e le manifestazioni più gravi del diabete si ripercuotono proprio sulla retina. Questa si manifesta entro 5-10 anni dall’inizio della malattia

La causa principale della retinopatia diabetica è proprio un diabete mal controllato che, nel tempo, porta allo sviluppo di alterazioni dei piccoli vasi sanguigni, fino a creare dei veri e propri sfiancamenti  e la trasudazione della parte liquida del sangue in prossimità della regione maculare – il centro della retina – che, a sua volta, può provocare la maculopatia diabetica.

Bisogna mantenere la glicemia nei giusti valori e aiutarsi con una corretta alimentazione e attività fisica, tenere sotto controllo il peso e la pressione arteriosa, ma soprattutto fare l’esame del fondo oculare almeno una volta all’anno e se necessario, sottoporsi ad esami specifici come Fluorangiografia e OCT. L’oculista potrà valutare in che fase evolutiva si trovano già le prime alterazioni. La vista diminuisce proprio quando queste alterazioni interessano la macula, la parte centrale della retina. Nella fase iniziale della retinopatia diabetica possono non esserci sintomi ma i valori glicemici possono cambiare rapidamente e portare ad annebbiamenti visivi che se non trattati in tempo causano seri e irreversibili problemi.

È importante farsi visitare con urgenza se i peggioramenti della vista perdurano più di qualche giorno

Quando il diabete è trascurato non  danneggia solo gli occhi ma  tutto l’organismo: possono essere compromessi reni, nervi, vasi sanguigni, cuore, cervello  e anche polmoni, ossa, articolazioni, cute. Inoltre si innalza il rischio di tumori.

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