ernia al disco

ernia al disco

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L’ernia del disco consiste in una fuoriuscita, a causa di una lacerazione,  di parte del disco invertebrale nel canale midollare. La sostanza che fuoriesce può comprimere e danneggiare i nervi del canale spinale povocando un’ instabilità alla colonna vertebrale che si blocca con conseguenti tensioni e dolori.

Esistono diversi tipi di ernie. Le principali sono:

 -Ernia espulsa quando l’anello periferico del disco si lacera e parte del nucleo viene espulso nel   canale vertebrale

-Ernia contenuta che si ha quando l’anello periferico del disco si sfianca, senza rompersi          completamente,  e crea una sporgenza  nel canale vertebrale

-Protrusione che è una forma iniziale di ernia contenuta

Nella maggioranza dei casi l’ernia del disco è causata da una predisposizione genetica e familiare . Mentre i traumi vertebrali, di solito sono un fattore precipitante. Da non sottovalutare come fattori di rischio il fumo  o posture sbagliate, ma anche condizioni quali il sovrappeso o l’assenza di tono muscolare, possono causare l’insorgenza di un’ernia.

Un’ernia al disco può emergere a qualunque età ad eccezione dei primi anni di vita e può presentarsi nella zona lombare (molto più frequente), cervicale e dorsale. Spesso sono presenti ernie in più sedi della colonna vertebrale.

Il principale disturbo legato alle ernie lombari è il mal di schiena, che spesso è accompagnato da sciatica o disturbi di sensibilità di un arto inferiore. Mentre per quanto riguarda le ernie cervicali la cervicalgia è il sintomo principale che può essere accompagnato da dolore o disturbi di sensibilità ad un arto superiore. Se non curata in tempo con l’ausilio di un ortopedico e l’intervento di un fisioterapista , l’avanzamento dell’ernia può portare all’intervento chirurgico.

Per prevenire questa invalidante malattia è bene mantenere un tono muscolare che garantisca alla colonna vertebrale un sostegno adeguato. Un fisioterapista saprà indicare un giusto piano di esercizi volti a stabilizzare la muscolatura posteriore e rinforzare anche i muscoli addominali.

 

tumore al seno

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Il tumore al seno è la forma di cancro più frequente nelle donne . Solo nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 50 mila casi e una donna su otto sviluppa questa malattia.
I segnali più comuni che possono far sospettare un tumore sono:
– la presenza di un nodulo indolore che ha contorni irregolari
– alterazioni del capezzolo
– la pelle del seno assume un aspetto simile a quello della buccia d’arancia
– gonfiore di una parte o di tutto il seno
– rigonfiamento dei linfonodi ascellari
– perdita di liquido o sangue dal capezzolo

Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria.

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE

La buona notizia è che grazie alla diagnosi precoce, negli ultimi 20 anni la percentuale di donne guarite è raddoppiata. Nell’ambito delle terapie ci sono stati molti progressi e l’importanza della prevenzione è stata ampiamente promossa.
L’unica arma davvero efficace per eliminare in tempo il problema rimane la diagnosi precoce, dato che tumori che guariscono più facilmente sono quelli con una grandezza inferiore al centimetro.
Fondamentale come metodo di prevenzione, a partire dai 20 anni di età, è l’autopalpazione periodica, effettuata una volta ogni 2 o3 mesi per individuare eventuali anomalie o piccoli noduli. Non va sottovalutata anche un’alterazione cutanea.
L’autopalpazione deve essere abbinata, a partire dai 45-50 anni, o anche prima in caso di familiarità o alterazioni, a visite senologiche ed esami specialistici come ecografia o mammografia.

Le donne over 45 devono sottoporsi ad una mammografia ogni 2 anni, ma oggi esistono vari programmi di controllo che mirano a diagnosticare il tumore il prima possibile per bloccarne lo sviluppo e aumentare il tasso di guarigione .

glaucoma e marijuana

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Si è spesso parlato dell’aiuto che può dare la marijuana medica nel trattamento del glaucoma. Si tratta in realtà di un malinteso e gli olfatmologi sconsigliano un trattamento con questa sostanza.
Il glaucoma è una malattia che danneggia il nervo ottico dell’occhio. Si verifica quando il fluido si accumula nella parte anteriore dell’occhio. Questo liquido in eccesso aumenta la pressione dell’occhio danneggiando il nervo ottico. Quando il glaucoma si sviluppa di solito non si dispone di alcun sintomo precoce e la malattia progredisce lentamente. In questo modo, il glaucoma può rubare la vista in modo molto graduale. Ma la cecità da glaucoma può spesso essere prevenuta con un trattamento precoce.
L’American Academy Ophthalmology spiega le ragioni per cui non è consigliabile affidarsi a una forma di terapia basata sulla marijuana.
I sostenitori della marijuana citano prove che prodotti di canapa possono abbassare la pressione intraoculare (IOP) in persone con glaucoma. Tuttavia, questi prodotti sono meno efficaci dei medicinali prescritti da un medico oculista.
La dose elevata di marijuana, necessaria per produrre un effetto clinicamente rilevante sulla IOP a breve termine, richiede costante inalazione.
Il numero di effetti collaterali significativi generati da uso orale a lungo termine di marijuana, rende questa una pessima scelta nel trattamento del glaucoma, una malattia cronica che richiede un provato ed efficace trattamento.
La marijuana attualmente approvata a livello federale per uso medico è il Marinol, una forma sintetica del componente più attivo della marijuana. Può essere assunto per via orale nella forma della capsula. Ma gli effetti del Marinol sul glaucoma non sono significativi.
Nessuno studio ha dimostrato che la marijuana, o uno qualsiasi dei suoi componenti chimici, può tranquillamente ed efficacemente abbassare la pressione intraoculare meglio della varietà di farmaci attualmente sul mercato.

Prevenire il diabete in ufficio

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Uno studio condotto da Carla Miller, una nutrizionista dell’Università dell’Ohio a Columbus, negli Stati Uniti, ha dimostrato che il diabete si può combattere anche in ufficio grazie un programma strutturato di prevenzione. Ciò che serve è un incontro con un “coach” una volta alla settimana, che aiuti a mantenere l’alimentazione corretta e svolgere la corretta attività fisica.
L’obiettivo è quello di dimostrare che è possibile prendersi cura della propria salute anche sul luogo di lavoro in molto efficace, proprio perché a lavoro si trascorrere la gran parte del tempo giornaliero.
Lo studio è stato condotto su un gruppo di impiegati a rischio diabete. I partecipanti alla ricerca sono stati suddivisi in due gruppi: un gruppo ha seguito l’intervento strutturato di 16 settimane incontrando un coach che ha il compito di dare delle indicazioni su cosa mangiare e che tipo di attività fisica fare. L’altro ha ricevuto un semplice sussidiario per apprendere da soli i metodi per perdere peso e un unico incontro di presentazione dei principi generali del dimagrimento. Tutto questo in un tempo previsto di quattro mesi.
I risultati ottenuti si sono dimostrati soddisfacenti. Alla fine del tempo stabilito i partecipanti del gruppo con il programma d’intervento avevano perso 5,5% del loro peso e la glicemia si è ridotta considerevolmente. Il doppio rispetto al gruppo che non aveva seguito il programma con il coach. Mentre un terzo dei partecipanti è riuscito addirittura a perdere il 7% del peso in sedici settimane raggiungendo l’obiettivo del programma.
Questo perché dimagrire è il passo principale per prevenire il diabete e il programma ha portato i partecipanti a incrementare anche l’attività fisica fino a 150 minuti settimanali. Dopo tre mesi dal periodo di intervento però i partecipanti sono tornati alla vita sedentaria, anche se sono rimasti i benefici sulla dieta e sul peso.
La ricerca ha dimostrato chiaramente quanto sia importante un supporto professionale per cambiare il proprio stile di vita.

la psoriasi si può combattere

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La psoriasi è una patologia che avanza e se fino a una ventina di anni fa non esistevano delle cure specifiche, oggi la ricerca scientifica ci porta grandi risultati  e  nuove ed efficaci terapie.

Si tratta di una malattia infiammatoria che ha un andamento cronico e recidivo con la conseguenza di implicazioni anche psicologiche e soggettive sui pazienti e la loro qualità di vita. Si presenta con desquamazione, arrossamento, prurito, e a volte sensazione di bruciore, che può interessare in modo parziale o totale la cute. Nel caso di artrite psioriasica (quando cioè l’infiammazione si estende  anche alle articolazioni)  si ha anche gonfiore e rigidità articolare.

Questi i sintomi principali che spingono i pazienti a recarsi dal medico che provvederà ad  una terapia mirata a contenere l’estensione delle manifestazioni cutanee, oltre che  a delle indicazioni per migliorare anche lo stato psicofisico. Secondo i ricercatori infatti, nella maggior parte dei malati di psioriasi  o artrite psioriasica , lo stress è il principale fattore scatenante o che contribuisce a peggiorare lo stato di lesioni cutanee.

la malattia si ripercuote anche sulla possibilità di vivere una vita piena. La metà dei pazienti dichiara che da 1 a 10 ,l’impatto negativo sulla qualità della vita è uguale a 7, in quanto impedisce lo svolgimento regolare delle attività quotidiane. Essa viene vissuta dai pazienti come un qualcosa di emarginante ,e pian piano può condurre all’isolamento. Spesso sono associate alla malattia depressione e autosvalutazione.

Ma il campo medico oggi si è attrezzato: nuovi farmaci stanno dimostrando una notevole capacità nella progressiva remissione delle placche psoriasiche fin dalle prime settimane.

Diventa in questi casi molto importante un lavoro di gruppo, dove ognuno ha la sua parte e responsabilità: il dermatologo, il medico di famiglia, il paziente. È Solo tenendo sotto controllo la malattia che la vita del paziente in questa lotta quotidiana può migliorare.

 

miopia in aumento

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Secondo un sondaggio svolto dalla OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con il Brien Holden Vision Institute (centro di eccellenza australiana nel campo della medicina oftalmica), è certo che la miopia, quel disturbo visivo che non permette di mettere a fuoco gli oggetti e le persone a una certe distanza, stia aumentando considerevolmente e si conta che entro il 2050 i miopi nel mondo saranno 5 miliardi.
Secondo gli esperti sono soprattutto le abitudini tecnologiche che portano a questa tendenza. Usando spesso il computer, tablet, smartphome e altri dispositivi elettronici di questo tipo la vista si adatta a una visione da vicino a discapito di quella da lontano. Si innesca poi un processo di adattamento per cui la società tutta tende ad assumere a livello genetico il difetto. Questo il motivo principale dell’aumento di questa patologia nel mondo. Inoltre singoli studi mostrano variazioni nella prevalenza della miopia e miopia elevata tra regioni e gruppi etnici e continua ad esserci incertezza per quanto riguarda la crescente prevalenza della miopia.
I consigli dei medici oculisti per la salute dei nostri occhi, sono:
-moderare l’uso dei dispositivi elettronici, e porre attenzione anche durante l’uso a lavoro.
-Gli schermi, tenuti ben puliti, devo essere ben illuminati con la giusta gradazione di contrasto.
-Durante il giorno non bisogna leggere o lavorare esposti al sole.
-Nelle ore notturne non usare solo l’illuminazione del dispositivo che si usa, ma avvicinare un’altra fonte di luce.
-Lo schermo del computer deve essere posizionato all’altezza degli occhi a una distanza di circa 1 metro, e di 60 cm per il cellulare.
-Cercare, se possibile, stare e lavorare in luoghi dove si può usare la luce naturale.
-Aiutarsi con l’alimentazione,inserendo nella dieta quotidiana : carote, verdure a foglia larga, mirtilli e more. Tutti indicati per la salute degli occhi e la circolazione perioculare.

 

protesi e giovani

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Protesi e giovani

Sta crescendo il numero di giovani che si sottopongono a interventi di impianto di protesi.

Si calcola che ogni anno in Italia i pazienti  con meno di 65 anni che hanno bisogno di una protesi sono 20 mila, e di questi, 5 mila sono sotto i 50 anni. Si tratta soprattutto di protesi all’anca e al ginocchio, tanto che a Roma al sesto congresso internazionale su “ Attualità e Prospettive nelle protesi di anca e ginocchio”  gli esperti si sono dedicati proprio alla prevenzione e all’intervento specifico nei giovani. Un fenome in crescita legato nella maggior parte dei casi al maggior numero di persone che fanno sport

Non solo gli anziani quindi, ma si parla di un vero e proprio boom di impianti fra i giovani, grazie anche alla qualità sempre più sofisticata che permette un minore trauma, con una rapida ripresa e una più lunga durata della protesi. In un paziente su tre vengono impiegate le mini-protesi che hanno la loro efficacia soprattutto con i giovani, dove si interviene precocemente permettendo di rimuovere solo una piccola parte di osso, prima della degenerazione articolare.

Oggi si hanno a disposizione dei nuovi materiali. Nei giovani spesso viene impiegata la ceramica  che si usura meno e il rischio di rottura non è più quello di una volta. Le nuove protesi possono avere anche una durata di oltre trent’anni e di tutta la vita nel caso di protesi al ginocchio e alla spalla.

Anche il design si è evoluto garantendo una maggiore aderenza all’anotomia del corpo e migliorandone di conseguenza il movimento. Questo ha dato spazio ad interventi mirati ai soggetti con meno di 65 anni e alla possibilità di restituire loro una buona qualità di vita, riportandoli alla vita lavorativa e alla possibilità di praticare un’attività sportiva come la bicicletta , il nuoto o il trekking.

niente allarme meningite

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NIENTE ALLARME MENINGITE

Di fronte ai recenti casi di decessi per meningite, la popolazione italiana, allarmata, ha attivato le difese correndo presso Asl e farmacie con la richiesta del vaccino.

Sembrerebbe una paura giustificata, visto l’aumento dei casi registrati soprattutto in alcune regioni come la Toscana. Ma una paura ritenuta eccessiva secondo il Ministero della Salute, il quale dichiara che, al livello nazionale, non esiste alcuna emergenza sanitaria relativa al contagio. Al momento non si è di fronte a una situazione di epidemia tale da superare il livello della norma in linea con i dati delle infezioni evidenziati negli ultimi anni in Italia partire dal 2013.

Nel 2016 sono stati registrati 178 casi di meningite da meningococco, un leggero aumento rispetto ai tre anni del 2012-14, ma meno rispetto il 2015. Analizzando i dati, il numero totale dei casi in Italia è passato da 1479 nel 2014 a 1815 nel 2015 e a 1376 nel 2016.

Non manca la giusta prevenzione con la disponibilità della vaccinazione per i soggetti di età a rischio e per coloro che si presentano particolarmente predisposti a contrarre malattie gravi. Ed è stata ricordata l’importanza di seguire i tempi delle vaccinazioni sotto il consulto del proprio medico. Bisogna contrastare la diffusione del batterio con la vaccinazione che è rivolta, secondo i calendari vaccinali ordinari, ai bambini dai 13 ai 15 mesi di età e agli adolescenti di 13-14 anni mentre per gli adulti e gli anziani è consigliata solo se ci sono fattori di rischio.

La vaccinazione, sempre raccomandata, è garantita dal Sistema Sanitario ed è prevista dal nuovo Piano nazionale una maggiore assistenza attraverso la distribuzione gratuita dei vaccini.

Una maggiore informazione sui dati e i rischi va elargita all’opinione pubblica al fine di evitare ingiustificati allarmismi.

 

CIBO E MAL DI TESTA

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Cibo e mal di testa

Il problema del mal di testa è frequente e diversi sono i fattori scatenanti. Una delle tante cause (anche se non la principale) è l’alimentazione che, se tenuta sotto controllo, può ridurre la frequenza degli attacchi. Secondo alcuni studi americani circa il 20 per cento di tutti i mal di testa, cefalee o emicranie, ha a che fare con alimenti o con la combinazione di cibi specifici.

Negli individui predisposti, infatti, alcune sostanze di origine alimentare contribuiscono a scatenare il mal di testa e quindi è importante individuare alcuni cibi che ne rappresentano la causa riducendone il consumo o eliminarli dalla propria tavola.

Solitamente gli alimenti che favoriscono il disturbo contengono delle sostanze particolari come la tirammina, la feniletilamina, l’istamina, dotate di azioni psicoattive e vasocostrittive che si riperquotono anche a livello cerebrale.

I principali cibi sotto accusa sono:

Formaggi, in modo particolare quelli molto stagionati o fermentati

Cioccolato, cacao

-Frutta a guscio

Banane, avocado, fichi, prugne

Carni stagionate, inscatolate, conservate o trattate (salsicce e salumi)

Aspartame (un dolcificante)

Nitriti (conservanti utilizzati soprattutto nei salumi e nelle carni in scatola)

Solfiti (additivi presenti nei vini)

Cibi grassi e fritture

Gelato e yogurt

Frutti di mare

Bibite gassate e zuccherate

Bevande alcoliche, in modo particolare vino rosso e birra

Glutammato monosodico (un esaltatore di sapidità contenuto soprattutto nei dadi da brodo, nella salsa di soia, in alcuni snack e nei preparati per zuppe)

 

Le emicranie in genere si verificano dopo aver mangiato un alimento specifico. Un buon metodo per verificare gli effetti negativi di un alimento è quello di rimuovere tutti gli alimenti che contengono ciò che si crede di non tollerare e vedere se i sintomi migliorano nel corso dei giorni successivi. A volte è necessario, a seconda della frequenza dell’emicrania, evitare l’alimento sospetto per alcune settimane al fine di valutarne gli effetti.

 

Una dieta corretta, effettuata sotto il controllo del medico, può ristabilire l’equilibrio e favorire la guarigione senza usare farmaci.

GLAUCOMA

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Glaucoma

Il glaucoma nel suo stadio iniziale non presenta sintomi, per questo viene definito “ladro silenzioso della vista”.  È la seconda più importante causa di cecità tra la popolazione adulta di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Ogni anno 5.000 persone perdono la vista a causa di questa malattia.

Solitamente il glaucoma è un’affezione bilaterale, in quanto colpisce entrambi gli occhi anche se non in modo sincronico. Nella maggior parte dei casi, si associa a un aumento della pressione intraoculare capace di provocare delle alterazioni a carico delle fibre nervose retiniche e di conseguenza un calo del campo visivo. Studi clinici hanno dimostrato che l’aumento della pressione intraoculare rappresenta il più importante fattore di rischio per lo sviluppo del danno glaucomatoso.

In alcuni casi è utile l’esame dell’holter pressorio (l’apparecchio portatile per la misurazione della pressione continua nelle 24 ore). Spesso il danno avviene di notte senza che il soggetto se ne accorga.

Il glaucoma può insorgere in alcune condizioni anatomiche come la miopia elevata e può essere associato ad alcune patologie, come la retinopatia diabetica. È legato anche a una componente familiare, è importante dunque effettuare un controllo annuale dopo i 40 anni e il controllo dei familiari del paziente.

Esistono diverse patologie di glaucoma, di seguito i più frequenti.

Glaucoma ad angolo aperto

È il più frequente, solo la visita oculistica può diagnosticarlo.

Glaucoma secondario

Secondario ad alcune condizioni anatomiche oculari come la sindrome pseudoesfoliativa (pseudoesfoliatio) o il glaucoma pigmentario

Meno frequente, ma molto pericoloso è l’attacco acuto di glaucoma, insorge con un improvviso dolore ai lati dell’occhio, visione sfocata e aloni attorno alle luci. A volte è accompagnato da nausea e vomito.

Il glaucoma si cura inizialmente con i colliri: i più diffusi sono quelli a base di beta-bloccanti.
Il laser è valido per contenere il decorso clinico e dopo alcuni giorni dal trattamento è possibile riprendere le proprie attività.

Si arriva poi alla chirurgia tradizionale  quando si ritiene che l’uso del laser non sia adatto essendo il danno visivo causato.

 

 

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